Siamo nel Medioevo quando l’uva rappresentava benessere, prosperità e abbondanza, ma la storia e le origini del Dio del vino sono molto più antiche. Chiamato dai Greci Dioniso, Bacco è il dio del vino e dei misteri. Ma, qual è la sua storia? Vediamo insieme come è nato il mito e come è collegato all’uva e al vino. 

La storia di Dioniso

Dioniso nasce dalla relazione adulterina di Zeus con Semele, una mortale. Così il piccolo crebbe nella solitudine dei boschi, educato dal saggio e anziano Sileno che gli insegnò a piantare la vite e a fare il vino.

Una volta imparati i segreti dell’agricoltura e della vinificazione, cominciò a viaggiare e diffondere ovunque la sua conoscenza.

Inizialmente Dioniso non fu identificato come Dio del Vino e della vendemmia, ma rappresentava una divinità legata alla linfa vitale e che produce i frutti carnosi e ricchi di succo, proprio come l’uva e il melograno. 

Col tempo venne riconosciuto come divinità legata alla liberazione dei sensi e all’istintività, simbolo dell’ebbrezza, della sensualità e del vitalismo più sfrenato: tutte sensazioni che il vino può suscitare.

Secondo diversi miti, Dioniso ha creato il vino strizzando nelle mani un grappolo di uva matura, raccogliendone il succo in una coppa dorata. 

Dioniso, Bacco e Fufluns

Secondo alcuni l’origine dell’appellativo Bacco deriva dal suo carattere chiassoso in quanto Βάκχος in greco significa clamore, baccano o strepitare. Secondo altri, invece, potrebbe essere riconducibile al latino bacca. Questo nome venne adottato dalla cultura romana proprio per identificare Dioniso. Secondo la mitologia Etrusca prendeva, invece, il nome di Fufluns

Le feste e il culto di Bacco

Con il culto di Bacco nacquero le cosiddette feste dionisiache, chiamate Baccanali dai romani, dove ebbrezza e delirio divennero una regola. Secondo la mitologia vengono rappresentate con immagini di vino che scorre dalle fontane e gli ospiti scatenati e liberi. Non a caso, Bacco è stato spesso raffigurato come un uomo col capo coronato di foglie di vite, solitamente ebbro e con in mano una coppa di vino o un grappolo d’uva. 

Ancora oggi non siamo in grado di capire se le caratteristiche di questi riti e l’origine di queste feste siano derivate dalle usanze popolari romane o importate dal mondo greco, ma sappiamo che il culto del Dio del vino a Roma e la sua celebrazione comportava così tanti disagi alla comunità che il senato romano nel 186 a.C. lo proibì! 

Il culto di Bacco in Sardegna

Un’interessante e incredibile un’usanza documentata fino a poco più di 50 fa in alcuni villaggi della Barbagia (Olzai e Mamoiada) ci dimostra quanto il culto di Bacco era presente anche nel mondo tirrenico e nuragico. 

Quando in Sardegna si piantava una nuova vigna vi era l’usanza che i parenti e gli amici legassero il proprietario con tralci di vite mentre veniva sottoposto a grossolani scherzi finché la moglie non lo riscattava con una prima offerta di vino e di dolci. La festa terminava con un’abbondante cena fino a tarda notte tra canti e risa.

In questa usanza è facile trovare connessioni col racconto del rapimento del giovane Bacco da parte di pirati tirreni che si occuparono di legarlo strettamente all’albero della nave in vista di un riscatto da chiedere ai genitori.

Innovinando: per valorizzare i vitigni sardi

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L’obiettivo di questo progetto è quello di valorizzare i vitigni tradizionali della Sardegna, un patrimonio genetico autoctono vasto e conosciuto solo in minima parte, per poter creare prodotti di qualità e innovativi nel rispetto dell’ambiente.

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